La storia della relazione tra WordPress e Google
Quando una relazione inizia c’è sempre euforia, trasporto e impulsività; vale anche per i due soggetti in questione: WordPress e Google.
I due si conoscono quando un Front Developer inizia a prendersi cura di integrare la favolosa grafica prodotta dal suo collega Designer (molto spesso poco web e molto signer che ti manda quei bellissimi file in Illustrator o Indesign).
WordPress si presenta e comincia a farsi bello aggiungendo un milione di Plugin ad un Tema + Builder (Elementor, Wp Bakery, Avada e tutti i colleghi).
Il primo incontro tra i due, avviene al locale typography, nella zona IN della città di BackOffice, con Google che in quell’occasione è vestito con un abito di Font. I due quindi iniziano a piacersi, come si dice c’è sintonia.
Iniziano poi una serie di incontri in concomitanza dell’istallazione di vari plugin Wordress di solito incontra Google che si veste da reCAPTCHA, da Analytics, da TAGS etc. La relazione quindi prosegue. …….. A dirlo tra di noi ci sono dei piccoli tradimenti con qualche social di nome Facebook o Instagram, ma non ditelo a Google.
Dopo quei giorni di lieta convivenza e di reciproco idillio si entra repentinamente in una fase di declino che è più o meno veloce a seconda di quanti e quali plugin o costruttori il Developer ha usato. Situazione peggiorata da contenuti demo che si mettono in mezzo e vengono lasciati barbaramente all’interno del sito e magari linkati da qualche parte all’interno del sito.
Il rapporto basato sulla reciproca fiducia si sgretola quando Google, vestito da Page Speed, comincia a lamentarsi di come è costruito il codice di WordPress, della sua enorme complessità e pesantezza, della lentezza “della macchina” (il server), della casualità delle informazioni ricevute, delle troppe infrastrutture del suo carattere (js e css) arrivando fino a lamentarsi del suo aspetto grafico.
Google minaccia così WordPress di non considerarlo più e comincia a incontrarlo sempre meno preferendo la compagnia di altri/e URL e lo penalizza sulla strada della SERP.
WordPress a questo punto non ci sta e tenta, con l’aiuto di altri amici come Caching e Asset Optimizer, di allentare la tensione (minimizzare i css, i js, cachare le pagine sul disco, trasformare le immagini in webP, di cercare di ridurre il DOM ) e di recuperare il proprio rapporto con Google. Tutti gli strumenti che aveva usato per rendersi bello prima erano diventati un problema la situazione gli era sfuggita di mano.
La soluzione disperata di WordPress, dopo aver installato ancora codice e aver cambiato la macchina con una ancora più performante, è di farsi un lifting togliendo tutte quelle parti che sono considerate superflue a discapito della sua salute. La soluzione in un primo momento sembra funzionare ma ormai per Google il rapporto non ritornerà mai al 100% come prima.
I due si lasciano e WordPress, sedotto e abbandonato, scopre che Google gli ha anche lasciato i vestiti nell’armadio senza nessuna spiegazione. [vedi immagine]

Perché ho scritto questa banalità?
- Per farvi conoscere la -> PRIMA LEGGE DELLO SVILUPPO DI UN SITO: in due giorni devi fare tutto.
Tutto questo perché, secondo le leggi di mercato, ormai realizzare un sito deve essere un operazione veloce e il Web Developer (se lo vogliamo chiamare così) non deve essere troppo formato. - Se dovete usare un builder o plugin cercate di evitare di sovraccaricare il sistema di troppi elementi.
- Per farvi riflettere se sia sempre necessario l’uso di un CMS con tutte le conseguenze che si porta dietro. $ paginette si fanno in due giorni anche in HTML e CSS.
- Che Google Page Speed si lamenta di se stesso.
- Ottimizzare un CMS non è banale.
- WordPress si comporta male 🙂
- Google è pochino str****.
CIAO